CRIMINI DI GUERRA IN CIOCIARIA



ORO, VINO E DONNE PER I SOLDATI DI JUIN Nel complice silenzio del governo ciellenista del sud. Giorni di terrore nella Ciociaria conquistata e abbandonata alla violenza e al saccheggio dei "coloniali” nordafricani guidati da un generale francese
Massimo Lucioli
 
 
    Quando gli eserciti anglo americani giunsero nel gennaio del 1944 di fronte alla linea Gustav, i loro comandanti certamente non pensarono che la celere avanzata verso Roma, si sarebbe trasformata in una logorante e sanguinosa guerra di posizione.
    Nei seguenti mesi invernali, infatti, il generale Harold Alexander, comandante in capo delle forze alleate in Italia, si ostinò ad attaccare frontalmente le difese tedesche nel settore di Cassino riuscendo a perdere nell’arco di tre distinte battaglie, che comportarono anche la distruzione della storica abbazia, oltre 60.000 uomini.
    A fronte di questi evidenti insuccessi, nello studio tattico di quella che doveva essere la quarta ed ultima Battaglia per Cassino che portò all’occupazione angloamericana di Roma, il generale Alexander decise di tentare una manovra di aggiramento delle difese tedesche.
    L'attacco si doveva sviluppare attraverso i monti Aurunici, partendo da Castelforte via Ausonia, monte Petrella, Esperia. Obiettivo finale: il paese di Pontecorvo e la via Casilina. Si sarebbe ottenuto così l’Aggiramento dei difensori di Montecassino.
    A svolgere questo difficile e delicato compito furono chiamate le truppe del "Corps expeditionnaire Français" (C.E.F.) agli ordini del generale Alphonse Juin.
 
 
Principali località investite dalla violenza dei "goumiers" Con le frecce è indicata la direttrice principale dell'attacco del CEF.
 
 
    Le forze del C.E.F. comprendevano 99.000 uomini per la maggior parte marocchini e algerini provenienti dalle colonie francesi. Completava l’organico una piccola aliquota di senegalesi.
    La caratteristica di queste truppe coloniali era l’eccellente addestramento nei combattimenti montani. «Vivere e battersi in montagna era qualcosa di naturale per questi soldati, e un terreno che altri avrebbero considerato un ostacolo era per i nordafricani un alleato».(1)
    Questi uomini «selvaggi avvolti in luridi barracani, che per mesi, per impedire che compissero violenze sessuali ai danni delle popolazioni civili, erano stati sottoposti al coprifuoco, ed impediti ad uscire dai loro accampamenti recintati con filo spinato»(2), erano denominati "goumiers", in quanto non erano inquadrati in formazioni regolari, ma organizzati in "goums", ossia gruppi composti da una settantina di uomini, molto spesso legati tra loro da vincoli di parentela.
 
 
 Due 'Goum' della IXa divisione da montagna indossanti il caratteristico burnus arabo, appostati tra le rovine di Esperia
 
 
    All'alba del giorno scelto per l'attacco, il 14 maggio 1944, il generale Juin inoltrò agli uomini della IIa divisione di fanteria (gen. Dody) e della IVa divisione da montagna (gen. Guillaume) il seguente proclama: «Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c'è un vino tra i migliori del mondo, c'è dell'oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all’ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete».(3)
    Tale allucinante promessa venne purtroppo rispettata alla lettera.
    Nei giorni che seguirono la battaglia, terminata il 17 maggio con la caduta di Esperia, i 7.000 "goumiers" sopravvissuti (erano partiti all'attacco in 12.000) devastarono, rubarono, razziarono, uccisero, violentarono. Circa 3.500 donne, di età compresa tra gli 8 e gli 85 anni, vennero brutalmente stuprate. Vennero sodomizzati circa 800 uomini, tra cui anche un prete, don Alberto Terrilli, parroco di Santa Maria di Eperia, il quale morì due giorno dopo a causa delle sevizie riportate. Molti uomini che tentarono di proteggere le loro donne vennero impalati.
 
Terrore e violenza
    In una relazione degli anni '50, che alla luce di recenti ricerche riporta dei dati per difetto, testualmente si legge: «circa 2.000 donne oltraggiate, di cui il 20 per cento affette da sifilide, il 90 per cento da blenorragia; molti i figli nati dalle unioni forzose -- Il 40 per cento degli uomini contagiati dalle mogli, oltre 800 assassinati perché accorsi a difendere l’onore delle loro madri, mogli, figlie. L’81 per cento dei fabbricati distrutto, il 90 per cento del bestiame sottratto; gioielli, abiti e denaro totalmente rubati»(4).
    Sin qui, dunque, la tragica cronaca dei fatti.
    Ma l’aspetto storicamente più significativo, derivante da un lavoro di ricerca le cui conclusioni saranno prossimamente pubblicate in un volume, è inerente l'attribuzione delle responsabilità di questa triste pagina della storia d'Italia.
    Infatti, se sino ad ora una storiografia artatamente miope ha individuato come unico e solo responsabile il Generare Juin, oggi si può senz'altro affermare che le maggiori responsabilità ricadono su ben altre persone, quali il generale De Gaulle diretto superiore di Juin ed il ministro degli affari economici del governo francese in esilio a Londra, André Diethelm, che nei giorni del terrore "goumiers" si trovavano in Ciociaria per la precisione ad Esperia. Non poterono quindi non vedere come si comportarono i loro coloniali!
    Altrettanto evidente, a chi guardi ai fatti con obiettività, è la responsabilità del Generare Harold Alexander, che sentitosi chiedere da Juin l'autorizzazione a mettere in pratica tale scellerato disegno, anziché farlo immediatamente arrestare, diede il suo consenso, limitandosi a contrattare il termine temporale dello scempio (50 ore) senza curarsi minimamente della sorte delle inermi popolazioni. «Per lui l’impresa dei goumiers significava soltanto aver fatto una breccia nelle difese tedesche, attraverso la quale far passare comodamente gli inglesi della 78a divisione, tenuta sinora di riserva»(5).
    A fronte di quanto detto, si può certamente sostenere che non si trattò di azioni casuali e sporadiche, derivanti da una concezione ancestrale e tribale della guerra propria dei nordafricani, come qualcuno in passato ha affermato.
    Vista la presenza in quei luoghi del comandante del Comitato di Liberazione Nazionale francese (De Gaulle), di un ministro del governo francese (Diethelm), e visto il consenso di Alexander, anche se mancano prove documentali, non si può non esser legittimati a pensare che tale infame azione possa essere stata pianificata direttamente al tavolo dello stato maggiore alleato.
 
Complicità di Badoglio
    Ancor più comprensibile è che le istituzioni repubblican-resistenziali abbiano relegato per 50 anni questi episodi in un angolo oscuro della storia, viste le evidenti e dirette responsabilità nei fatti sommariamente descritti.
    Non si deve dimenticare che il 13 ottobre del 1943 il governo Badoglio dichiarò guerra alla Germania, divenendo il cobelligerante degli angloamericani, e dunque  corresponsabile delle azioni dello stato maggiore alleato.
    A riprova di quanto affermato, sta il fatto che, per quanto se ne sa, in merito a questi episodi mai fu sollevata una protesta da parte del governo di Unità Nazionale presieduto da Ivanoe Bonomi, così come del resto nulla è stato fatto dai vari governi nei 50 anni successivi, per "loro" i fatti della Ciociaria non sono mai accaduti.
    A tanti anni di distanza riteniamo che questo crimine, così come tanti altri, le foibe, il massacro dei bimbi di Gorla, il lancio delle penne esplosive e delle bombe a farfalla, i delitti commessi dai partigiani, non possano essere taciuti solamente perché commessi dalla parte vincitrice.
    E’ ora di riaffermare la Verità storica, che non può più essere nascosta e negata al fine di servire l’interesse di pochi...
 
 
NOTE
 
(1) David Hapgood - David Richardson, Montecassino, Rizzoli ed. Milano 1985, pag. 123.
 
(2) Luciano Garibaldi, L'assalto alle ciociare, in periodico "Noi", 1994.
 
(3) Luciano Garibaldi, ibidem.
 
(4) Pietro Caporilli, 7 anni di guerra, vol.II. ed. ARDITA ROMA 1959, pag. 1380.
 
(5) Mino Caudana - Arturo Assante. Mussolini, dal regno del sud al vento del nord, vol II. Fratelli Melita ed., Roma 1988, pag. 775.
 
Massimo Lucioli e Davide Sabatini, LA CIOCIARA E LE ALTRE. Il corpo di spedizione francese in Italia 1943-44. “Le marrocchinate in Italia: i responsabili, le vittime, i retroscena, la vera storia di una tragedia sconosciuta” pag 160. Lire 25.000 + spese di spedizione, contrassegno. Edizioni Settimo Sigillo. Potete ordinare citando il nostro sito, il numero di contatore della pagina DOMUS e chiedendo perciò il 10% di sconto.) (Indirizzo e telefono: vedi EDITORI)
 
 
STORIA VERITÀ N. 10, Gennaio - Febbraio 1998 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

DOMUS